lunedì 13 giugno 2011

Il sogno - parte seconda...



E’ trascorsa una settimana, ormai, da quando sono tornata. Sono le 7.30 del mattino di lunedì 13 giugno. Davanti a me scorrono le immagini e la musica del video che ho creato per fissare ancora di più nella mente, se possibile, le immagini del nostro viaggio, quest'esperienza così intensa vissuta insieme alle mie compagne.
E mentre la musica mi avvolge con le sue note dolci e ritmate, ritorno a una settimana fa quando, proprio a quest'ora, ero seduta nel taxi che mi stava portando all'aeroporto di Heathrow con al fianco Michela e Tamara. Le scatole con all'interno le nostre torte ben protette sulle nostre ginocchia, le valigie nel bagagliaio, il conducente che tenta di far conversazione parla biascicando ogni parola... e noi, con lo sguardo interrogativo negli occhi, che ci domandiamo che cavolo ci stia dicendo…
Meme e Kristina le abbiamo già salutate la sera prima, se ne sono andate subito dopo la fine del corso con Eddie: si fermeranno qui ancora qualche giorno, a Londra, dove incontreranno Marcella, un'amica venuta dalla Germania per conoscerle.
Noi invece abbiamo il nostro aereo che ci riporterà a casa oggi e, sotto questo cielo grigio carico di pioggia, con l'autista che cerca di destreggiarsi al meglio nel traffico del lunedì mattina, ci stiamo pian piano avvicinando alla nostra meta.
Guardiamo fuori dal finestrino, consapevoli che è proprio questo cielo grigio, questa pioggia, la normalità in questo paese e non quel sole che, appena dopo il nostro arrivo, ci ha accompagnate per quasi tutto il nostro soggiorno...
Le parole di Annie, l’ultimo giorno, "NOW, you are in England..." mi strappano un sorriso: ripenso a questo stesso cielo, questa stessa pioggia, che ci aveva accolte a Liverpool poco più di una settimana prima: noi infreddolite che scendiamo dall'aereo, Christine Flinn che ci accoglie con un sorriso all'uscita passeggeri, Chris, il marito che carica su un'altra vettura le nostre valigie e poi, con due macchine, ci avviamo verso l'albergo che ci ospiterà per due giorni.
Noi, affamate, che tentiamo di andare a rifocillarci nel ristorante vicino all'albergo... senza riuscirci, perché solo dopo aver atteso più di mezz'ora al tavolo comprendiamo che avremmo dovuto ordinare alla cassa.
Noi, miserande, che usciamo dal locale ancora con lo stomaco vuoto, e che rispondiamo con un "NO!" quasi urlato, quando Christine, che ci viene a prelevare poco dopo ci domanda se abbiamo mangiato.

Christine ci accompagna in un grosso centro commerciale.
Nel frattempo il sole comincia a fare capolino tra le nuvole.
Nel parcheggio il selciato bagnato si illumina... e sorridiamo mentre non possiamo impedirci di cadere nel patetico luogo comune dichiarando a Christine che noi, ITALIANE, abbiamo portato il sole: la fame ci ha annebbiato pure il cervello...
Entriamo... e improvvisamente ci sembra di essere state catapultate a Las Vegas: statue immense ci accolgono, palme altissime, fontane che sembrano piscine, un cielo stellato artificiale sopra le nostre teste...
Noi però non riusciamo ad apprezzare nulla, se non la parte che, al momento, ci interessa di più: una serie di stand alimentari dove poterci rifocillare...
Mai come adesso il Mc Donald's ci sembra attraente ma Kristina ci indica un altro stand che dice di conoscere abbastanza bene: ordiniamo letteralmente un secchio di pollo fritto, oltre alle bevande. Non contenta ordino anche degli involtini tipo messicano, perché il secchio di pollo mi sembra troppo poco, e con i nostri vassoi stracolmi ci avviamo al tavolo.
Le posate qui non sono contemplate, quindi con le mani ci serviamo e mangiamo tutto il mangiabile. Mi ritrovo a cercare di assaggiare dei fagioli in salsa, serviti in un bicchiere di carta. Dal mio punto di vista l'unica alternativa al dito infilato nel contenitore è quella di provare a "berli"... e ci provo anche... con scarsi risultati. Kristina, che è seduta accanto a me, ride a crepapelle mentre anche lei tenta di addentare una pannocchia lessa, infilata su uno spiedino...
Christine ci guarda sorridendo davanti al suo bicchierone di caffè e attende paziente che finiamo di mangiare.
Per tutta la settimana successiva non siamo più riuscite a mangiare pollo... e detto questo, ho detto tutto...
Dopo aver visitato il centro commerciale la camera d'albergo ci accoglie invitante. Siamo stanche.
Il mattino seguente l'alba mi coglie sveglia alle cinque di mattina. Il cielo è cupo, è piovuto: le goccioline di pioggia nell'aria con il sole quasi all'orizzonte hanno formato, proprio davanti alla mia finestra, l’arcobaleno… e come sempre davanti a questo spettacolo, rimango sorpresa, con il fiato sospeso, a guardarlo…
Prendo la macchina fotografica, scendo in strada, scatto qualche foto.
Anche le mie compagne qualche ora dopo si svegliano e, tutte insieme, andiamo a fare colazione nel ristorante dove avevamo atteso invano di cenare la sera prima.
Questa volta appena ci vedono ci indicano un tavolo: la colazione è a buffet e possiamo servirci quanto e come ci pare.
Christine alle 9 ci attende fuori dall'albergo: ci porta subito da Windsor Cake Craft, uno dei più grandi negozi di prodotti per decorazione di torte, e lì facciamo i nostri acquisti. Il negozio è indubbiamente molto fornito e noi ci lasciamo tentare...
Terminati i nostri acquisti andiamo a casa di Christine dove per due giorni ci darà lezione.





Varchiamo la soglia e, in bella vista, troviamo alcuni dei suoi lavori in mostra su un bancone, solo per noi... quei lavori magnifici che fino ad allora avevamo potuto ammirare solo in foto...
Ci mettiamo al lavoro: Kristina e Meme impareranno a decorare con gli scrolls e a realizzare fiori in ghiaccia, Tamara i fiori di zucchero, io cercherò di perfezionare alcune tecniche tra cui gli extension work.
Christine passa da ognuna di noi, competente e gentile. Continua a dirci che la chiave per migliorare è l'esercizio: "Practice, practice and more practice!!" ci ripete sempre. Il primo giorno Kristina e Meme realizzano una placca decorata a fiori in ghiaccia reale, Tamara prepara un giglio che farà parte del suo bouquet e io una placca decorata in ghiaccia reale nera, con la stessa tecnica che ho visto su una torta realizzata da Christine Flinn.

La sera, visto che il sole continua ad accompagnare il nostro soggiorno, ci porta a visitare Chester, pittoresca cittadina con la sua bella cattedrale gotica e i suoi edifici bianchi e neri.
A cena Christine ci propone un tipico ristorante argentino dove ci portano tanta carne: accanto ad ognuno di noi abbiamo un cartellino, verde da una parte, rosso dall’altra. E’ una specie di semaforo: finché lo teniamo girato dalla parte verde i camerieri continuano a fermarsi e offrirci i piatti che servono, se lo giriamo dalla parte rossa sapranno che per il momento ne abbiamo abbastanza, e passano oltre.

Ho un momento di ilarità assoluta quando Kristina racconta che il Natale scorso aveva preparato una splendida fruit cake ricoperta di marzapane, ghiaccia reale e decorata con un collar, proprio secondo la migliore tradizione inglese. Quando, con aria serafica dice che erano in 30 a tavola e l’hanno finita tutta, Cristine prorompe attonita con l’esclamazione “Ninety portions!!!” (90 porzioni!!!). Nella mia mente cerco di figurarmi quanto possiamo sembrarle strani noi italiani, capaci di divorare una quantità che è il triplo delle loro porzioni standard…



 
Il giorno successivo lavoriamo su dummies.  Per Kristina e Meme ricoperte in ghiaccia reale, pronte per la decorazione secondo il Lambeth Method of Cake Decoration: scroll work e graduating line work, per me in pasta di zucchero, decorazione ad extension work.
Purtroppo non ho foto dei miei esercizi: ho tutto nella mente. Ho capito meglio la tecnica e conto di esercitarmi parecchio durante l'estate. Siamo tutte consapevoli che non basteranno questi due giorni con la nostra maestra per diventare noi stesse "maestre" in quest'arte che racchiude così tante e differenti tecniche: una volta in Italia parecchio lavoro ci attende…
La nostra ospite si è prodigata per noi: ci ha fatto sentire come fossimo a casa nostra, ci ha preparato sempre il pranzo e tanti dolci... anche una fruit cake ricoperta di marzapane e ghiaccia reale, fatta da lei solo all'ultimo momento, quando ci aveva sentito dire che volevamo assaggiarla ancora…
Alla sera, terminato il corso, scattiamo le foto ricordo e subito scappiamo a prendere il treno per Oxford. Restiamo di stucco di fronte al prezzo del biglietto: 50 sterline a testa, anche considerando che siamo rimaste in piedi quasi per tutto il viaggio, nella parte riservata ai cani e alle biciclette. Quando poi una ragazza ci ha chiesto di spostarci perché doveva prendere la sua e girarla nel senso in cui si sarebbero aperte le porte del treno, per un attimo sono tornata bambina poiché per permetterle la manovra, a turno dovevamo spostarci da un angolo all’altro della piattaforma: proprio come se stessimo giocando al gioco dei quattro cantoni. Alla fine, pur non capendo nulla, anche la ragazza della bicicletta rideva insieme a noi…
Finalmente siamo sull’autobus che dalla stazione di Oxford ci porterà all’albergo, a Eynsham, nello stesso albergo in cui avevamo soggiornato lo scorso anno: Kristina lo avvista all’improvviso e lancia un urlo all’autista, lui apre le porte e le chiede se abbiamo suonato per la fermata. Kristina non lo degna nemmeno di uno sguardo e risponde: “No, I shouted!!” (No, ho urlato!!).


Scendiamo, siamo arrivate.
Il sole, che continua a seguirci come un compagno fedele, sta tramontando. Qui comincerà la seconda parte della nostra avventura: il corso con Eddie.
Il giorno successivo mi alzo prestissimo: apro la porta e mi trovo immersa in una nebbia luminosa. Prendo la macchina fotografica e scatto qualche foto.
Oggi ci divideremo: Michela, Tamara ed io andremo a visitare Londra, Meme e Kristina andranno da “ Piece of Cake Thame” a fare acquisti.
Appena arrivata a Londra mi accorgo che sono stanchissima. Seguo le mie compagne per inerzia, facciamo tappa davanti al Big Ben, il palazzo del Parlamento, Buckingham Palace dove si svolge il cambio della guardia quasi davanti a noi, la Torre di Londra e il Tower Bridge che si apre, per lasciare passare una barca a vela, proprio mentre noi siamo lì…
Torniamo verso Piccadilly Circus e, mentre vaghiamo per la città con una cartina in mano alla ricerca di Trafalgar Square, che sta proprio lì dietro, mi sento sempre più pesante.
Finalmente giungiamo alla nostra meta e, davanti alla statua dell’Ammiraglio Nelson che svetta sulla colonna che domina tutta la piazza con i leoni e le fontane, non ho nemmeno la forza di scattare qualche foto. Alla fine capitolo: chiedo a Tamara e Michela di poter tornare in albergo. Loro sembrano accogliere bene la proposta, certo mi spiace rovinare loro questa visita a Londra… E spiace parecchio anche a me: erano trent’anni che non ci tornavo… chissà quando tornerò ancora…
Sul treno per Oxford mi addormento. Non mi succede mai. La stanchezza ha davvero preso il sopravvento su di me.
Arrivate ad Oxford incontriamo Meme e Kristina alla fermata del bus che ci porterà all’albergo. Aprono le borse e ci fanno vedere tutte le meraviglie che hanno acquistato. Ceniamo, prepariamo l’occorrente per il giorno successivo e andiamo a dormire.
Come sempre sono la prima a svegliarmi: caffè (solubile), doccia e qualche scatto con la macchina fotografica e arriva il momento di svegliare le mie compagne di stanza. Alle otto siamo tutte a fare colazione, e pronte per avviarci sulla strada che ci condurrà a casa di Annie, dove troveremo il “mio” Eddie, pronto per cominciare a lavorare con noi…
Tutto mi sembra così familiare: le rose che incontriamo lungo il nostro cammino, la casa a cui aveva scattato la foto l’anno scorso, quell'altra con il tetto di rami secchi, il giardino fiorito dove avevamo incontrato quel signore che ci parlava di quanto la moglie amasse curarlo… e proprio lì, in quel punto, quest’anno troviamo lei, la moglie, intenta a scavare la terra per piantare qualche nuovo fiore. Ci fermiamo ad ammirare il suo lavoro, parliamo qualche minuto con lei, raccontandole quanto l’anno prima avevamo ammirato il suo piccolo mondo fiorito.


Mentre la salutiamo vedo qualcosa che mi ricorda quel magnifico quadro di Kroyer con sullo sfondo una donna assorta in lettura su una sdraio e un magnifico cespuglio di rose in primo piano, proprio lo stesso, più piccolo, che scorgo in questo piccolo giardino. Mi ripropongo di fotografarlo nei prossimi giorni…

La porta rossa di Annie è davanti a noi. Senza troppo esitare questa volta, suono il campanello e subito Tracy ci viene incontro. Eddie lo vediamo immediatamente dopo. Ancora una volta si commuove, mi commuovo abbracciando questo piccolo grande uomo.
Anche Annie ci viene incontro e ci saluta. Siamo in cinque, attendiamo gli altri tre partecipanti. Arrivano anche loro. Gianni, Penney e Nicole.  Eddie comincia un’introduzione alla ghiaccia reale: gli elementi fondamentali. Noi lo abbiamo già sentito ed ascoltato lo scorso anno, ma è così bello ritrovarlo ancora…




 
Dopo qualche esercizio cominciamo con la copertura della nostra dummy in polistirolo con la ghiaccia reale. Eddie passa da ognuno di noi e ci aiuta, poi cominciamo a realizzare i collars, contorno e riempimento e mettiamo ad asciugare sotto le lampade.
C’è spazio ancora per qualche esercizio di “lettering”, la scrittura con la ghiaccia, poi si va a casa.

Prima di andare via Eddie mi chiede se ceniamo al Talbot Inn, gli rispondo di si e chiedo se vuole cenare con noi. Proprio come lo scorso anno, la sera siamo tutte a tavola con lui e Tracy. Chiacchieriamo insieme, lo ascoltiamo parlare, mentre il locale è così affollato da non riuscire a sentirlo bene.


Il giorno dopo Eddie ci mette al lavoro con la decorazione del bordo dei collars. Realizziamo la giapponesina, la luna e il ventaglio a tecnica run-out: ne realizziamo due per tipo. Poi pitturiamo il ponte sul collar.

La sera decidiamo di cenare ad Oxford. Stiamo già rammaricandoci del tempo che scorre troppo in fretta, l’indomani sarà l’ultimo giorno, termineremo la nostra torta e dovremo salutare.

Infatti il mattino successivo ci troviamo tutte a dover realizzare lo sfondo sul top della torta, Eddie ci segue passo passo, realizziamo gli oriental string work, il bordo torta, la decorazione sul ventaglio e sulla parte nera dell’abito della giapponesina.





Quindi siamo pronte ad attaccare i collars sulla torta: un momento molto delicato. Seguiamo Eddie mentre attacca il primo, vediamo quanta attenzione richieda questa operazione.
Sulla mia torta il primo collar lo attacca Eddie, il secondo, con lui a fianco, lo attacco io. Poi attacco il ventaglio decorato.


Realizziamo la decorazione a “shells” tra il primo e il secondo collar, Vado da Kristina che realizza perfettamente questa decorazione e le chiedo di spiegarmi bene la tecnica. Con il suo aiuto ora ho capito anch’io.
Poi Eddie ci spiega come realizzare la decorazione finale sul vassoio.
Oramai la torta è terminata.


All’improvviso una delle nostre compagne, rompe un pezzo della decorazione a string work sulla sua torta: mentre la sostengo capovolta, Eddie ripara il pezzo danneggiato, e quasi non si vede più.

E’ arrivato il momento di salutare: scattiamo una serie di foto con Eddie, con le nostre torte, tesori preziosi che porteremo a casa con noi…
Ci abbracciamo, cerchiamo di prolungare il tempo con Eddie, Tracy e Annie, che ci ha preparato una meravigliosa torta al cioccolato che ci offre a fine corso.
Ancora una volta non vogliamo lasciare queste persone che, con il loro calore, ci hanno accolte e hanno collaborato con noi. Eddie ci ha insegnato quello che noi stesse mai avremmo immaginato di poter realizzare.
Ho letto lo stesso stupore che avevo dipinto sul mio viso e sui volti di tutti i miei compagni: tutti meravigliati di essere stati artefici del risultato ottenuto.
E quel risultato, lo abbiamo con noi. Lo tenevamo ben stretto sulle nostre ginocchia su quel taxi che ci portava verso l’aeroporto esattamente una settimana fa.
Abbiamo fatto in modo che arrivasse sano e salvo a casa. Tutte noi, questa volta, abbiamo avuto la nostra torta integra.
So che quest’esperienza la conserverò nel mio cuore per tutto l’anno, Non so quando riusciremo a tornare in Uk. Non so quando potrò frequentare ancora un corso con Eddie… vorrei presto, prestissimo… lo spero tanto.
Ho avuto la possibilità di condividere questo viaggio con delle care amiche, ho conosciuto Meme, simpaticissima, e ho avuto la possibilità di vedere ancora Kristina che da un anno non vedevo più e ne sono davvero felice.
It’s here!!!! :))))



 
Sempre e per sempre…
Donatella